07 Nov 2023
Skin tightening: cosa vuol dire, cosa comporta per l’aspetto del viso, come si ottiene? La parola all’esperto.
Mai sentito parlare di skin tightening? È un concetto interessante che in medicina estetica circola tra gli addetti ai lavori per indicare un processo di ringiovanimento ben preciso. Raggiungibile con i più moderni “attrezzi del mestiere”. Siamo sicuri che a poco a poco questa espressione inglese (la cui traduzione letterale è “tensionamento”) entrerà nel lessico comune, anche perché rappresenta il futuro del fatidico ritocchino. Proviamo a darne una definizione semplice e chiara insieme al Dott. Paolo Bonan, specialista in Dermatologia e membro di numerose associazioni scientifiche internazionali.
«Dall’inglese skin, pelle e to tight, tendere (nel senso di “operare una tensione”), skin tightening significa tensionamento della pelle, una locuzione che in italiano rende poco, ma che in termini concreti vuol dire procedimento per cui la cute diventa più tonica per mezzo delle metodiche di medicina estetica» spiega il Dott. Bonan. «Ciò si inserisce in un programma di ringiovanimento, volto a migliorare certamente l’aspetto della pelle, ma anche quello del viso nel suo complesso. Se la cute diventa più compatta, l’ovale risulta rimodellato, tornando più tonico». Compattezza e tonicità sono le caratteristiche principali della giovinezza.
«Prima di rispondere è doverosa una premessa: il processo di invecchiamento – sia cronologico che foto-indotto – è legato a due eventi che interessano il volto:
Ed è proprio sul secondo punto che interviene lo skin tightening, poiché ha l’obiettivo di restituire tonicità ai tessuti, rendendoli più tesi, appunto. Non solo, per un aspetto più giovane è importante riposizionare quegli stessi tessuti che, oltre a esser divenuti flaccidi, sono scivolati verso il basso». Il ringiovanimento è tutto qui: tornare con un volto con i lineamenti tesi, come se fossero aderenti alle ossa e ai muscoli facciali. «Il paragone è pertinente: per ottenere lo skin tightening si lavora proprio cercando di ripristinare sulle regioni osteo-muscolari quei tessuti cutanei che hanno subito l’azione di scivolamento verso il basso, a causa del tempo» - conferma il Dott. Bonan.
«Per ritrovare una tonicità cutanea rilevante, molto efficaci sono i device di ultima generazione, poiché arrivano a colpire i piani profondi dei tessuti, dove si produce il collagene, il vero artefice della compattezza. Per esempio, gli ultrasuoni eco-guidati costituiscono l’unica tecnologia che raggiunge il fascio muscolare superficiale che abbiamo sulle guance e sul collo, sotto la cute. Ebbene, questi tessuti sono ricchi di fibre di collagene, proprio ciò che gli ultrasuoni vogliono “ricostruire”, allo scopo di crearne di nuove. Più elastiche e più resistenti».
«Il meccanismo di skin tightening avviene per azione termica selettiva operata dagli ultrasuoni microfocalizzati. In sintesi: il collagene, una volta colpito dagli ultrasuoni, si riscalda, viene danneggiato e per una reazione “difensiva” i fibroblasti (le cellule deputate alla produzione di collagene ndr) iniziano a produrre nuove fibre. E da qui parte il processo di ringiovanimento, detto appunto skin tightening che “tensiona” la cute».
«Il trattamento consiste nel passaggio di un manipolo dotato di ecografia che permette di visualizzare l’area su cui sta intervenendo. Ciò garantisce sicurezza e precisione a tutto vantaggio della riuscita del trattamento stesso. Durante la sessione, il paziente può avvertire un fastidio più o meno accentuato, a seconda delle zone e della sensibilità individuale. Ma poi esce senza manifestare rossore o segni di alcun tipo. E può riprendere la sua vita quotidiana».
«In sintesi, si ha una riduzione della lassità cutanea, quell’effetto cadente della pelle che è anche un po’ avvizzita, flaccida e poco tonica. Lo skin tightening ottenuto dagli ultrasuoni eco-guidati combatte tutti questi aspetti che si manifestano ben oltre i 50 anni.
«I primi risultati non si evidenziano mai prima di un mese, poiché rispettano i tempi biologici della formazione di nuovo collagene. E poi i risultati – tra l’altro misurabili attraverso strumenti diagnostici – continuano ad apparire in modo rilevante nel tempo. A poco a poco la pelle si ricompatta».
In effetti “pelle tonica” è un’espressione un po’ astratta. Per avere un’idea più precisa dei risultati di skin tightening, proviamo a immaginare la zona sotto il mento, che spesso è quella che accusa più di altri cedimenti e lassità. Dopo un trattamento di ultrasuoni eco-guidati viene letteralmente stirata. Ma ciò accade anche a livello di tutto il viso e del collo. In base a una metafora un po’ forzata, l’effetto somiglia al tentativo (riuscito!) di ridare forma a un maglioncino slargato e usurato. È come se il viso rientrasse nel suo ovale. Anche la texture della pelle diventa più bella!».
«In genere la donna, perché l’uomo ha una muscolatura più forte che comporta rughe profonde e una cute più spessa, ma poi dipende dalle condizioni individuali».
«Dipende dal grado di lassità cutanea del paziente: a volte è sufficiente un solo trattamento, altre volte bisogna raddoppiarli, oppure arrivare fino a 3-4 sedute. L’intervallo tra una seduta e l’altra è di minimo un mese, ma la buona notizia è che non c’è un massimo di tempo oltre il quale è sconsigliato sottoporsi a questo trattamento: la tecnologia funziona anche a distanza di tempo!»
«La strategia vincente è la combinazione di più macchinari, da scegliere in base alle condizioni del paziente. All’ultimo IMCAS, congresso di dermatologia e chirurgia plastica tenutosi a Parigi nel gennaio 2023, ho presentato i risultati ottenuti con gli ultrasuoni eco-guidati, associati ad altre tecnologie come i laser CO2 frazionati e altri laser con lunghezze d’onde diverse. Tutti funzionano perché colpiscono il collagene, ma intervengono su profondità diverse, pertanto è bene che il medico sappia utilizzarle» - conclude il Dott. Bonan.